Primo & Von Stein – “La Fine”

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« CREPA. »

 

Il tallone di Von Stein si abbatté con forza sul cranio di Bhairava, Primo distolse lo sguardo quando il suono di un ramo spezzato fece schizzare sangue e cervella sul pavimento metallico dell’Arena. La ragazza aveva ancora il suo sorriso folle sul viso.

 

« Dio mio… »

 

Von Stein si pulì la suola degli stivaloni sul vestito della fanciulla esanime, la maschera gli era saltata dalla faccia quando i suoi pugni quasi gli avevano infranto la mascella. Erano riusciti ad abbattere Bhairava, il Campione della Khan Shao, la fanciulla dagli occhi di serpente che straziava le carni con i poteri esoterici e occulti della sua setta apocalittica. Nell’Arena finale di Agon, ora restavano soltanto in due a dover combattere. Feriti, quasi morti entrambi, l’italiano aveva dovuto subire la maggioranza degli assalti di quel mostro mentre Von Stein attendeva il momento propizio per poterla finalmente sconfiggere.

 

Una strategia perfetta.

 

Una strategia quasi suicida.

 

Von Stein spezzò il silenzio mentre intorno a loro sentivano la folla impazzire per il sangue versato. Ormai era certo che l’Asse avrebbe vinto il torneo e la Guerra, gli Alleati non avrebbero potuto più fare nulla per fermare l’inevitabile. I seguaci di Lynn, Maul, Rose e Qiao Mei avevano provato una sortita armata le scorse notti, ma davanti agli occhi allibiti di Primo e Von Stein il Popolo si era alzato in loro difesa, e i grandi Maestri Thar’Il avevano fatto sterminio di soldati e ufficiali fino a riportare un ordine sofferto e rassegnato.

 

« Primo… perché hai distolto lo sguardo. Perché. »

 

L’italiano non poteva nemmeno ora guardare in faccia il suo compagno. La maschera caduta rivelava la deformità del suo viso sfigurato, sporco del sangue proprio e altrui. Con uno sforzo di volontà guardò il suo “alleato” negli occhi e vide uno sguardo impossibile da decifrare.

 

« Io sono uno sportivo, Lars. Non sono un assassino. L’hai ammazzata, Cristo Santo. »

 

« E lei ha ammazzato Akiko davanti ai miei occhi, l’ha bruciata fino a quando non sono rimaste solo le sue ossa annerite. Rideva mentre lo faceva. »

 

« Dio Santo Lars… era una ragazzina! »

 

« Era un MOSTRO. E fidati, li conosco bene i mostri. »

 

« Era pazza, pericolosa! Quei monaci la controllavano, non c’era bisogno di… »

 

« QUESTA È UNA GUERRA, STUPIDO RITARDATO! ANCHE TU HAI UCCISO, O FAI FINTA DI NON RICORDARTI? »

Primo ebbe un moto di rabbia, il ricordo vivo lo sferzò come un maglio.

 

« È stato un incidente! Non volevo ucciderlo, ho colpito troppo forte! »

 

« Sono sicuro che la famiglia dell’americano lo capirà benissimo. Ti faranno un monumento alla Morale. »

 

La Suprema, dall’alto del suo Trono, batté il bastone per terra con un suono simile al tuono, spezzando il sarcasmo del tedesco.

 

« Bhairava della Khan Shao è stata eliminata da Agon. Primo del Regno d’Italia e Von Stein del III Reich, su di Voi ora l’ultima lotta di questo torneo, affinché le vostre genti ottengano la Gloria che tanto hanno meritato e la forza che tanto desiderano. »

 

I due lottatori si guardarono, il tedesco si voltò verso il suo stato maggiore. Sua moglie era li, il Colonnello Hiller delle SS, il suo comandante in questa impresa, la teneva stretta con forza, la pistola puntata dietro la schiena e un sorriso macabro sul viso.

 

« Bene. Primo, ammazzami. »

 

« Cosa? »

 

« Non ho intenzione di far vincere a Hitler questa guerra. Non posso schiacciare il cranio a lui, ma posso fare in modo che siano altri a trionfare. »

 

« Ma tua moglie… »

 

« Lascia stare mia moglie. Pensi davvero che non la uccideranno se anche io vincessi? Sia io che lei siamo morti dal primo momento in cui abbiamo messo piede su questa nave. Ma non farmi vedere cosa le faranno. Fra tutte le cose orribili che ho fatto in vita mia e fra tutti i castighi che potrei meritarmi, questo no. Questo no. »

 

« Cristo, Lars ci deve essere una soluzione! Qualsiasi cosa… pensi che io voglia che sia Mussolini a vincere? Credevo fosse un uomo buono… ma ora… »

 

« Ora hai visto che è un dittatore come gli altri. Ma guarda un po’, nemmeno fosse alleato di Hitler, eh? »

 

« SMETTILA di prendermi in giro. »

 

« Ti stai prendendo in giro da solo. Ma guardati, così grande e grosso, con la tua bella famiglia perfetta, una carriera sfolgorante alle spalle, alla finale del Torneo più importante della nostra era con il tuo unico avversario che se potesse si metterebbe IN GINOCCHIO pur di farti vincere. E tu non sei nemmeno in grado di fare il tuo dovere. »

 

« Io sono UNO SPORTIVO, IO NON AMMAZZO LE PERSONE! »

 

« Tu ERI uno sportivo. Puoi raccontartela quanto vuoi, ma da quando hai messo piede su questa nave sei uguale a me. Un soldato, una macchina da guerra… un ASSASSINO. »

 

« STAI ZITTO! »

 

Il montante rabbioso di Primo colpì con forza il mento di Von Stein, scagliandolo a terra qualche metro più in la e facendogli sputare sangue dai denti scoperti.

 

« Ahahah… Primo, ora inizi a piacermi. »

 

« Io… io non volevo. Mi hai fatto arrabbiare. Devi cercare di trovare una soluzione, qualsiasi cosa! »

 

« QUESTA è la soluzione. »

 

I soldati e gli ufficiali delle delegazioni gridano: ordini, insulti, incitamenti… il tutto si confonde in un caos indistinto di animalità feroce.

 

« Vedi? Questa è la natura umana. Questo è lo spettacolo che questi alieni sono venuti ad osservare. Millenni e millenni di sangue, morte e violenza in un ciclo che è destinato a ripetersi per tutta l’eternità, senza speranza e senza soluzione. Solo il sangue ripaga il sangue, siamo tutti nati dannati da un destino al quale non possiamo opporci e che è nato per schiacciarci sotto l’inevitabile peso dell’orrore. »

 

« No! Non posso crederci! Mi rifiuto di lasciare un mondo così ai miei figli, noi abbiamo il potere di cambiare le cose oggi, Lars! Perché non vuoi aiutarmi? »

 

« Cambiare le cose… sei un illuso e un idiota, italiano. Pensi che questi “Patroni” dell’Umanità ti lasceranno cambiare le cose? Pensi che dietro quella Porta ci sia qualsiasi forma di soluzione alle mostruosità della razza umana? Qualunque cosa tu possa desiderare non cambierà il fatto che chiunque di noi due vinca, condannerà l’umanità a secoli di mostruosità e genocidio.

Ma loro hanno le loro regole. Regole che non possiamo violare. »

 

« Fanculo le loro regole! Taygeta, Santos, ADESSO! »

 

Con un unico movimento fluido, Taygeta “Stella Gemina del Meriggio”, Patrona di Primo del Regno d’Italia e Aristocrate del Popolo, saltò dagli spalti dove si era già posizionata, atterrando addosso alla delegazione tedesca. Calando con grazia su due soldati, colpì sul viso esterrefatto il Colonnello delle SS, che franò malamente a terra prima di riuscire a sparare contro la moglie di Von Stein. I proiettili dei suoi sgherri si infransero contro lo schermo di energia che la Figlia del Popolo innalzò con un gesto pacato intorno a se stessa e alla stupefatta Hanna Elsa Von Stein.

 

Contemporaneamente, dalla delegazione della Chiesa, Santos e gli agenti della Gendarmeria vaticana circondarono i gerarchi e le camice nere fasciste, puntandoli con le loro armi. I soldati del Regio Esercito tramortirono subito i fascisti con i calci dei loro fucili, salutando militarmente i loro colleghi di Città del Vaticano davanti allo sguardo compiaciuto di Ana Kovalich.

Von Stein rimase basito. La Suprema si alzò in piedi con un moto di rabbia, mentre Suhail, “Stella Rossa del Vespro” e Patrona del Campione del III Reich, con un balzo si pose di fronte a Taygeta, puntando la mano contro di lei e caricando un fulmine tanto potente da poter sicuramente perforare lo scudo e colpire la Patrona di Primo. In pochi istanti una decina di altri Thar’Il corsero contro quella che per loro era una traditrice delle loro millenarie tradizioni, i loro sguardi determinati pronti allo scontro.

 

« Fermi tutti! »

 

La voce di Primo tacitò immediatamente il caos totale scoppiato sugli spalti.

 

« Io, Primo del Regno d’Italia, ho visto che il mio avversario non vuole più combattere e si arrende contro di me! Come le regole di Agon prevedono, io solo sono il vincitore del Torneo e reclamo questa vittoria nel nome del Re, dell’Italia libera, dei Partigiani Bianchi italiani e del Generale Pietro Badoglio! »

 

Von Stein si guardò intorno, gli occhi sgranati e l’impossibilità di dire qualsiasi cosa. La Suprema ascoltò le parole di Primo, così come tutti i maestri Thar’Il della sala e gli uomini e donne che componevano le delegazioni di tutto il mondo. Con la voce venata da lieve stupore, Alathfar prese la parola.

 

« Io, Alathfar, Suprema del Popolo in Agon, chiedo a Von Stein, Campione del III Reich, se davvero desidera arrendersi a Primo del Regno d’Italia e porre così termine a questa… decisamente bizzarra edizione del Torneo. »

 

Von Stein non poteva credere a tutto quello che vedeva. Guardò sua moglie, al sicuro con la Patrona di Primo e i maestri Thar’Il che attendevano la sua parola per capire se avessero dovuto continuare a far rispettare le regole di Agon o se al contrario il torneo era già finito e nulla avrebbero dovuto fare contro la Figlia del Popolo che aveva salvato sua moglie dai nazisti che la tenevano prigioniera. Senza indugiare oltre, il Conte parlò.

 

« Si, ho deciso di arrendermi dinanzi al mio avversario. »

 

« In tal caso, con il Potere e l’Autorità a me conferitami dalle Leggi Immortali del Popolo, problamo Primo del Regno d’Italia Campione di Agon e la sua nazione, l’Italia libera di questo Generale Badoglio, del suo Re e di questi “Partigiani Bianchi”, godrà del nostro favore per il trionfo finale nella vostra grande guerra! »

 

Dagli spalti degli Alleati si levò un grido di gioia unico che riecheggiò assieme a quello dei soldati italiani e dei sacerdoti della delegazione vaticana, mentre i maestri Thar’il abbassavano la guardia e salutavano rispettosamente Taygeta per chiarire che nulla avrebbe avuto da temere da loro. I soldati nazisti, vedendo la mala parata, fuggirono verso i quartieri legatori, lasciando a terra le armi, i gerarchi fascisti italiani erano ancora atterrati con i fucili dell’esercito del Re puntati alla testa, mentre i Giapponesi rivolsero un rispettoso inchino al vincitore dall’alto dei loro spalti e marciarono dignitosamente verso le loro sale.

 

Von Stein guardò Primo solo per incontrare il suo sorriso, e la maschera che il gigante italiano aveva raccolto da terra per porgergli.

 

« Come… cosa… »

 

« C’è sempre una speranza, Lars. E c’è sempre qualcosa di buono che attende dove meno te lo aspetti. La vita è come la boxe, non importa quanti pugni prendi, se non ti arrendi, puoi solo vincere. »

 

Von Stein indossò la maschera, pochi istanti prima dell’abbraccio di sua moglie in lacrime, che lui strinse a se come il tesoro più prezioso del mondo. Anche la famiglia di Primo era arrivata nell’arena, i suoi bambini lo abbracciarono sulle ginocchia e sua moglie gli diede un lungo bacio appassionato.

 

« Sei grande papà! »

 

« Sì! Sei il più forte del mondo! »

 

Von Stein, per la prima volta in vita sua, si ritrovò a pensare che tutta la violenza della sua vita e il sangue che aveva versato e visto versare, tutti gli sforzi, gli allenamenti, le lacrime di sua moglie e il dolore di una vita feroce lo avevano condotto li, a quell’istante, a quel momento. Dove non la ferocia aveva vinto la guerra, ma la volontà di pochi uomini buoni.

 

« Ahahah! Non esagerate ragazzi! Anzi, vi presento un mio amico: il Conte Von Stein, viene dalla Germania e anche se è brutto come un colpo, vi assicuro che è una brava persona! »

 

« Buongiorno, signor Conte! » disse il maschietto.

 

« Ciao! »  rilanciò la bimba, con un gesto della manina.

 

Lars vide sua moglie abbracciare quella di Primo e i bambini salutarlo con la manina, mentre soldati sovietici festeggiavano portando dai loro quartieri casse di vodka che Borislav, uno dei suoi più ostici avversari, apriva a mani nude facendo saltare tutti i chiodi e offrendo da bere indiscriminatamente a destra e a manca, ad americani e inglesi, mentre la gioia era così grande per tutti da fargli dubitare che tutto fosse davvero bello come stava vedendo. Pace. Pace per tutti.

 

« Primo… io non… »

 

« Non devi dire niente, Lars. Torna a casa, resta con tua moglie e vivi una vita bella, piena di cose semplici e buone. La guerra è finita. Finalmente la guerra è finita. »

 

« Tu… cosa chiederai alla Porta? »

 

Lo sguardo di Primo chiarì immediatamente a Von Stein la situazione ancora prima che parlasse.

 

« Se devo essere sincero? Non ne ho la minima idea! Improvviserò. »

 

« Hai davanti la possibilità di realizzare tutti i tuoi desideri e l’unica cosa che sai dirmi è che improvviserai?! »

 

La piccola Lina, figlia minore di Primo, tirò i pantaloncini da boxe del padre.

 

« Papà, se non sai cosa chiedere alla porta magica, puoi chiedergli di aiutare gli altri bambini? La mamma mi ha detto che ci sono tanti bambini che stanno male per la guerra. »

 

Primo rise di gusto e accarezzò la testolina della figlia.

 

« Perché no? »

 

Von Stein, nuovamente, rimase basito. Primo gli sorrise ancora, circondando con le enormi braccia moglie e figli.

 

« Vedi, io ho già tutto quello che un uomo potrebbe desiderare. L’idea della mia piccolina non è per niente male in effetti. »

 

Von Stein non riusciva a contenere lo stupore.

 

« Sei… sei un maledetto matto, italiano! »

 

Il tono del tedesco era, per la prima volta da quando Primo l’aveva conosciuto, davvero amichevole.

 

Dinanzi a tutti loro, con una mistica armonia e un rimbombare di metallo in movimento, al gesto della Suprema la Sublime Porta, alta molti metri e decorata con rilievi incredibili, aprì i suoi battenti. La luce avvolse tutti i presenti, una calda sensazione di pace e meraviglia inondò la sala, i Maestri Aristocrati si inginocchiarono in riverito rispetto dinanzi alla Soglia eterna, mentre Primo appoggiava a terra la sua bambina e, baciata la moglie, iniziò a camminare fino al fianco della sorridente Alathfar. Von Stein parlò un’ultima volta.

 

« Addio, Primo. »

 

« A presto, Lars. »

 

E con pochi passi decisi, Primo Montani attraversò la Sublime Porta, tuffando il suo cuore nella Luce infinita.

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