Musha Shugyo RPG: è tempo di meNare con Ignoranza Eroica

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meNare a Livorno

Ma come mai è tempo di meNare, direte voi? E poi, meNare chi e perché non la “N” maiuscola? Ah non ve lo so proprio dire, siete voi quelli colti. Sappiate solo che il mondo letterario sta per animarsi di schiaffoni e seggiolate. Tutto comincia con un criminese che va a riscuotere un debito a Livorno… la vera domanda è: ci riuscirà? Sappiate solo che tutto questo è tratto da una storia vera. 

Attenzione, lettori. Se non ve ne intendete di grezzume e di meNare, siate avvisati. Questo post e la storia che ne conseguirà sono pieni di scorrettezze, turpiloquio, violenza gratuita e lerciume assortito. Siete stati avvisati, se continuate a leggere lo farete a vostro rischio e pericolo.

Storia di meNare

«Ohi Jack! I libri sono già arrivati ^///^»
Lesse il messaggino «Minchia di già? Li ho spediti ieri»
«Incredibili le poste italiane eh? Manco ho fatto in tempi a farti il bonifico :D»
«Ottimo. Ma caccia la grana eh»
Michele visualizzò e non rispose.

Quella sera, prima di meNare

«Ecco a lei, signore»
Michele era seduto al bancone. Con fatica, il tortaio aveva poggiato accanto a lui una vassoiata di 5e5 nel pan francese.
«Bello dé, grazie Sirio»
“Grazie un cazzo” pensò lui “Saranno perlomeno…” l’uomo pensò la cifra esatta che il suo cliente doveva a Jack “Speriamo abbia di che pagare”
Intanto, quell’altro mangiava e beveva che pareva pagato.

Pochi minuti dopo

“Che tanfo” la visione delle barche attraccate lungo i canali era suggestiva, ricordava Venezia, la città dalla quale il quartiere prendeva il nome… Ma l’effluvio d’acqua marcia e l’umidità rimanevano insopportabili, richiedevano una certa abitudine. Il napalm in riviera era decisamente più folkloristico e poetico.

Jack parcheggiò la moto lungo il fosso, godette per qualche attimo della visione tutta labronica della fortezza vecchia e si voltò verso la bettola lungo la strada “Torta e castagnaccio” recitava l’anonima insegna, unta dall’olio di frittura misto salsedine. Senza troppi discorsi, attraversò la strada ed entrò. Il locale era buio, illuminato da poche lampadine pendenti dal soffitto e dal forno in cui veniva buttata legna di continuo. Con una pala, il tortaio estrasse un’altra teglia di torta sfrigolante.
Michele era lì, intento ad attingere delle specie di panini da un vassoio.

A passo lento, Jack andò accanto al suo complice di crimini letterari «Bella’ Nocca»
«Oh, Jack!» sembrava sorpreso di vederlo, il bastardo  «Qual buon vento?»
Arricciò il naso, si sentiva poetico «Una corrente d’aria fresca, frusciante, del profumo della carta colorata»
«Come sei venale» lo canzonò. Mezzo livornese e mezzo lucchese, razzaccia «Vuoi assaggiare? Torta di ceci in pan francese, specialità locale» alzò un bicchiere «Solitamente accompagnata da una bella spumabionda»
«Tutto attaccato?»
«Ehi, smetti di leggermi le parole, mi fa sentire nudo»
«Bah» afferrò un “panino” ed assaggiò «Non male»
«Son sempre più buoni coi soldi degli altri»
«Ecchecaz-» non diede il tempo a sé stesso di finire la frase che gli partì un manrovescio con la mano paninata.
Quell’altro se l’aspettava: schivò balzando via dallo sgabello, in mezzo alla stanza
«Oh, bimbi, se dovete fa’ casino andate fori» esclamò il proprietario della bettola.
Ma Jack era già partito alla carica masticando un altro boccone di 5e5.
«Maremmabuhona, ho detto che non voglio-»

«E NON ROMPERE I COGLIONI» tuonarono i due all’unisono.
Ben pochi ebbero il coraggio di non scappare dal locale.

STAGE 1A – IL TORTAIO SUI FOSSI

Vecchi tavolacci e sedie sono praticamente ovunque. Sui ripiani si trovano facilmente bicchieri e bottiglie in vetro, mentre in un angolo ci sono un frigobar e un altro per i gelati. Muri e pavimentazioni sono antichi, restaurati più volte negli anni in modo disomogeneo, per cui non è difficile estrarre una mattonella in alcuni punti. Oltre il bancone, una catasta di panini e focaccine fanno da barricata alle teglie di torta bollente stile pomodorino di Fantozzi e al castagnaccio “ghiaccio marmato”. Una pala da pizza e diverse teglie vuote vi sono accatastate. In effetti, vengono servite direttamente le teglie di torta intere ai clienti più numerosi e/o affamati.

STAGE 1B – I MOLI

Non appena, a furia di meNare, un personaggio subisce 15 danni, il tortaio si incazza e tira fuori un fucile da sotto il bancone. Jack e Michele scappano schivando le pallottole. Usciti dal locale superano la strada e si buttano dalla spalliera in pietra, atterrando sul camminamento che fa da molo alle imbarcazioni di pescatori e lupi di mare della domenica.

I vecchi moli ospitano barche più o meno in buone condizioni e non è difficile trovare microscopici club di nautica o di canottaggio. Piccole ancore, funi, remi da canoa e reti da pesca sono sia strumenti che complementi d’arredo al pari di tavoli e seggiole in plastica usati da vecchi catarrosi che smoccolano e giocano a briscola, incuranti della battaglia in corso.

AD OGNI TURNO SI LANCIA UN DADO

– Se esce 1: uno sciame di pantegane disturbato dalle onde d’urto si unisce allo scontro! Alcuni ratti sono vestiti da marinai, altri portano sdruciti gilet, ma quasi tutti sono armati di coltelli o piccole sedie.

  • RA: 5
  • AT: 1
  • DEF: 1
  • PS: 15

I ratti non hanno SP o tecniche speciali, si limitano ad attaccare i due finché non vengono sconfitti.

– Se esce 2 o 3: I vecchi catarrosti si arrabbiano perché le loro partite sono disturbate! Iniziano a tirare pesci marci e secchiate di piscio (ne hanno sempre da parte per le occasioni) ai combattenti che perdono 2 SP

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